La storia di Mascali

Una città di origine bizantina, sepolta due volte dalla lava dell’Etna.

La storia di Mascali è segnata dai terremoti e dalle eruzioni del vulcano Etna, che devastarono l’antico borgo di Mascali prima nel 1693 e poi, di nuovo, nel 1928. Finché negli anni Trenta il regime fascista decise di ricostruirla più a valle, vicino al mare.
Furono i Bizantini, dopo la riconquista della Sicilia, a dare il nome a Mascali, che in greco-bizantino significa “ramoso”, per la presenza di meravigliosi boschi, territori ideali di caccia.
Col passare dei secoli, Mascali da casale si trasformò in villa, fino a divenire città.
Cacciati gli Arabi, il Re normanno Ruggero II donò Mascali alla diocesi di Catania. Nel 1543 il vescovo di Catania Niccolò Maria Caracciolo assunse il titolo di Conte di Mascali, su investitura dell’Imperatore Carlo V, e i suoi successori continuarono a governare il borgo fino all’avvento dei Borbone.

L’eruzione del 1928

L’eruzione del 1928

Con l’arrivo in Sicilia dei Normanni, l’isola fu liberata dalla dominazione araba e il vasto territorio di Mascali, che si estendeva dal Mare Ionio fino alla sommità del vulcano, venne donato nel 1124 dal re Ruggero II al vescovo di Catania Maurizio, col titolo di barone. Nel 1543 il vescovo Nicola Maria Caracciolo fu nominato Conte di Mascali dall’imperatore Carlo V, e avviò una rapida trasformazione del territorio.

La Contea di Mascali divenne una delle più floride realtà economiche e sociali della Sicilia, anche grazie all’esportazione del vino, che dal porto di Riposto raggiungeva le principali città europee. Lo sviluppo economico fu accompagnato da un vertiginoso incremento demografico e dalla nascita di nuovi centri abitati (Giarre, Riposto, Milo, Sant’Alfio) che a partire dal 1815 chiederanno ed otterranno l’autonomia dall’antica città madre decretando di fatto la fine della Contea.

La Contea di Mascali divenne una delle più floride realtà economiche e sociali della Sicilia, anche grazie all’esportazione del vino, che dal porto di Riposto raggiungeva le principali città europee. Lo sviluppo economico fu accompagnato da un vertiginoso incremento demografico e dalla nascita di nuovi centri abitati (Giarre, Riposto, Milo, Sant’Alfio) che a partire dal 1815 chiederanno ed otterranno l’autonomia dall’antica città madre decretando di fatto la fine della Contea.

Escher – House in the Lava near Nunziata, Sicily 1936

Nel 1928 la città di Mascali di Mascali, che sorgeva nel basso versante orientale dell’Etna, contava circa 3.000 abitanti, dediti alla coltivazione delle campagne e alla trasformazione degli agrumi in citrato di calce e in essenze nei numerosi stabilimenti industriali. Aveva già subito una devastazione quasi completa con il terremoto del 1693, che aveva raso al suolo la città. I principali edifici pubblici, religiosi e civili, erano stati costruiti dopo quel terremoto.

90 anni fa, fra il 6 e il 7 novembre del 1928, la cittadina fu cancellata dalle mappe topografiche a causa di una colata lavica che la sommerse. L’eruzione del 1928 costituisce l’unico evento eruttivo, dal XVIII secolo ad oggi, che ha causato la distruzione di un centro abitato dell’Etna. La città di Mascali ha una storia millenaria. Il toponimo appare per la prima volta in una epistola inviata nel 593 d.C. dal Papa Gregorio Magno al Vescovo di Taormina, ai monaci residenti nel monastero di Sant’Andrea ubicato “super Maschalas”.